venerdì 23 maggio 2008

arte come: musica e pace

Imagine - John Lennon
Imagine ther's no heaven - It's easy if You try - No hell below us - Above us only sky - Imagine all the people - Living for today...
Imagine there's no countries - It isn't hard to do - Nothing to kill or die for - And no religion too - Imagine all the people living life in peace...
You may say I'm a dreamer - But I'm not the only one - I hope someday you'll join us - And the world will be as one
Imagine no possesions - I wonder if you can - No need for greed or hunger - A brotherhood of man - Imagine all the people - Sharing all the world
You may say I'm a dreamer - But I'm not the only one - I hope someday you'll join us - And the world will live as
one

Nella canzone di John Lennon possiamo trovare diversi spunti letterari e figurativi: se da un lato sembra ricomparire lo Shaekspeare del "siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni" (cito tra virgolette perché è notorio che si tratterebbe di un testo per il teatro), dall'altra è la Commedia Umana, da quella Divina di Dante a quella di Balzac; dal punto di vista artistico le prime isotopie tematiche certe sono in cima al testo: il Paradiso perduto di Milton però qui è accentuato come 'cielo' individuato e concreto, «sopra di noi solo il cielo» e la sua attualizzaizone temporale nel tempo presente ce lo accomuna, ogni giorno - questo aspetto di Art and Life, è una traduzione concreta degli anni '60 di un certo tipo di poetiche legate maggiormente alla performance e all'Action Painting, dove ogni gesto dell'artista può ricevere una corretta rilettura attraverso la sua traccia.
Lo spostamento alla geografia, al territorio rende interpretabile il secondo passo: l'aspetto spirituale si fa politico e di convivenza dei popoli con uno straordinario assioma - pace e pluralismo - in una veste che ora è avvicinamento del pensiero, nell'ordine apparentemente utopico della speranza: esso è davvero ratificato, ciò che infatti rappresenta questo brano di musica sembra davvero l'idea che sia un solo mondo, non tanti, divisi dalle guerre.

Give peace a chance - John Lennon
Everybody's talking about Bagism, Shagism, Dragism, Madism, Ragism, Tagism, Thisism, Thatism. Isnt't it the most?
Hare, Hare Krishna. All we are saying is give peace a chence. All we are saying is give peace a chance.
Everybody's talking about Ministers, Sinisters, Banisters and Canisters, Bishops and Fishops, Rabbins and Popeys. Bye-bye Bye-bye.
Hare, Hare Krishna. All we are saying is give peace a chence. All we are saying is give peace a chance.
Everybody's talking about Revolution, Evolution, Masturbation, Flagellation, Regulations, Integrations, Meditation, United Nations. Congratulations!
Hare, Hare Krishna. All we are saying is give peace a chence. All we are saying is give peace a chance.
Everybody's talking about John and Yoko, Timmy Leary, Rosemary, Tommy Smothers, Bobby Dylan, Tommy Cooper, Derek Taylor, Norman Mailer, Alan Ginsberg, Hare Krishna.
Hare, Hare Krishna. All we are saying is give peace a chence. All we are saying is give peace a chance.

Dall'universo articolato dell'India, Lennon riporta alcune immagini singolari - sembra quasi scopra che la religione ovunque sia profondamente radicata, stratificata, variopinta - e ne evoca finalmente l'idea quasi cercando in ogni rappresentazione quella stessa idea, sia essa espressa nel culto tipico di una divinità madre, o nell'intelligenza dell'uomo: infine in tutte le rappresentazioni ci deve pur essere una risposta soggettica ma universale...
La seconda parte, dopo il refrain, sembra tornare sulla cresta degli anni '50, tra le soglie del Nuoveau Realisme, o alcune esperienze di Giulio Paolini, che si mette nello specchio e permette al fruitore di essergli accanto, in posa: ma questa postura della conoscenza dove porta - tutto sembra intorpidirsi in un gioco di parole... allora è forse uno squarcio filosofico, quasi un Otto e mezzo di Fellini, con il suo gioco di specchi di parole ripetute, lo stesso di un mantra piuttosto che un satori orientale: il minimalismo della canzone è accentuato da queste scene intarsiate che sono racchiuse in una cornice, una fuga tra le cromie.



giovedì 22 maggio 2008

] CITTADINANZA E IMMIGRAZIONE

Il prossimo punto è: perché non dirlo in molti modi...da L'unione Europea - Storia Istituzioni Statistiche, Istituto Geografico DeAgostiniLa molteplicità di culture, di lingue, di storia, di appartenenze religiose è la caratterstica più evidente dell'identità europea, e l'elemento che vivifica ma al tempo stesso rende complesso il processo di unificazione. Sul piano linguistico la gran parte della popolazione parla linguaggi derivati dal ceppo indoeuopeo (non solo endoeuropeo come vorrebbero forse alcuni studi eurocentristi, tanto da chiedersi se non ci sia un'identificazione forzata, non necessaria logicamente tra le due proposizioni - ma potrebbe essere ripensato lo studio almeno della scrittura in chiave indo-asiatica - corsivo mio), divisi in alcune famiglie molto differenti tra loro: la germanica, o anglosassone, a cui appartengono le lingue tedesca, inglese e le lingue parlate olandesi, dai fiamminghi, dai danesi, dagli svedesi; la neolatina parlata da italiani, francesi, valloni, spagnoli, portoghesi; infine la slava parlata dall'Europa orientale, in particolare da popoli quali i cechi e i polacchi. Sono indoeuropee anche le lingue parlate dai lettoni, dai lituani, dai greci, mentre di derivazione mongolica sono le lingue ugro-finniche parlate in Finlandia e in Ungheria. Un ulteriore differenziazione deriva dalle religioni (e certo non a sfavore della creatività delle culture che si basano sulla figurazione folklorica - idem), anche se la secolarizzazione e la laicizzazione hanno reso meno sensibili le distanze. La religione maggiormente praticata è quella cristiana, divisa in tre principali gruppi confessionali: i cattolici (prevalenti nei paesi neolatini), gli ortodossi e i protestanti o evangelici (inglesi, tedeschi, olandesi, scandinavi e finlandesi). Sono praticate inoltre la religione mussulmana, ebraica, buddista e sono presenti altri culti.

] CIVILTÁ|CIVILIZZAZIONE ?

Significato:
Stile di vita – buone maniere, educazione, appartenenza al genere umano!
Termine derivato dal francese. Ha diversi significati propri. Il processo secondo il quale si raggiunge lo stato di “progresso”. Istituzioni politiche [concetto di libertà fondamentali dell’uomo], opere dello spirito e dell’ingegno [Essai sur les moeurs di Voltaire], forme della produzione e del commercio (nell’ Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des européenns dans les deux Indes [Raynal, 1770], tecniche del diritto, svolgimento della tradizione, presenza della vita religiosa, capacità e potenza militare. Per Le Febre e Ballanche non esiste una civiltà umana unica e coerente – quindi il termine civiltà comincia a designare l’insieme dei tratti specifici di qualsiasi gruppo sociale individuato nello spazio e nel tempo. In questo caso ha un significato più ampio di quello di cultura in senso antropologico-fisico e quindi assurge ad esprimere concetti generali come la “visione del mondo” di un certo tipo, l’insieme delle “concezioni espresse in forma simbolica, per mezzo delle quali gli uomini comunicano” (Geertz, Interpretazioni di culture). Il positivismo “fisico” applicato all’antropologia non sembra aver prodotto quell’idea di progresso sperato di tipo soggettivo, spesso interculturale, fenomenologicamente continuo. Il concetto di “civiltà di massa” proposto da Nietsche come estensione della democrazia non descrive il problema della corsa agli armamenti che ancora sembra avere una matrice tribale. La cancellazione di alcuni valori come libertà, moralità, solidarietà e forse anche quello di fratellanza sembrano preoccupare le visioni storiche più acute: da Croce a Mann, da Huizinga e LeGoff. Occorre quindi nuovamente sottolineare il problema del metodo storico e della metodologia della ricerca storica. La crisi della civiltà si manifesta sempre nella mancanza di comprensione delle differenze. Quali sono gli strumenti quindi non offensivi per avvicinarsi al concetto di identità anche dal punto di vista sociologico: cosa proporrebbe lo studente, l’insegnante, il docente universitario?

Saggi suggeriti dal sito che è stato qui visitato. L. Febvre, “Civiltà: evoluzione di un termine e di un gruppo di idee”, in Problemi di metodo storico, Einaudi, Torino, 1992.N. Elias, Il processo di civilizzazione, Il Mulino, Bologna, 1982.B. Croce, “Storicità della natura”, in Il carattere della filosofia moderna, Bibliopolis, Napoli, 1991.A.J. Toynbee, A study of history, Oxford University Press, Londra, 1934-1961.F. Hartog, Lo specchio di Erodoto. Saggio sulla rappresentazione dell’altro, il Saggiatore, Milano, 1992.> Aggiungiamo per ora il noto Civilization di Kenneth Clark e la riflessione sul pensiero umanistico a partire dall'epoca di Giotto di Baxandall.> Semiotica di Peirce.